venerdì 2 luglio 2010

Racconto...


Questo è un breve scritto, per comodità l'ho sempre chiamato Racconto, non ho mai voluto dare un titolo perché sarebbe stato come renderlo reale.
Beh non reale nella realtà, reale nel senso di scritto davvero... Invece, così, senza titolo e senza una fine, resta solo un sogno d'estate, perché non è altro che questo: la trasposizione di un sogno estivo di qualche anno fa.

Che altro dire? Nulla via, buona lettura. :)


“Che sonno… se prendo chi sta urlando di sotto, lo sbatto al muro…” I pensieri di chi viene svegliato di soprassalto non sempre sono dei migliori.
La mattina desiderava il silenzio, odiava essere scossa da urla e strepitii.
Che c’era poi da urlare così tanto?
Con una veloce evocazione materializzò di fronte a lei una proiezione della cucina di sotto:come al solito Chandra aveva fatto un disastro in casa.
- Quando capiranno che quella gatta è figlia della notte? Non può restare fra quattro mura, quando la Luna chiama…
Proprio come lei.
La sera precedente aveva vagato nei boschi con la compagnia di quegli occhi blu, la Luna piena unica guida e torcia nel girovagare.

Le 10 del mattino, una doccia veloce e con i capelli ancora bagnati raggiunse il luogo da cui provenivano i rumori che l’avevano svegliata.
- Mamma, come mai Chandra è nervosa?
- Stanotte vi ho sentite tornare, l’ho trovata vicina alla sua ciotola e ho pensato di chiudere tutto per evitare che scappasse…
- Lo sai che non puoi costringerla a restare in casa.
La donna cominciava a innervosirsi.
- È un gatto, non può fare come gli passa per la testa.
- No mamma, lei è una Oiche Inion, una Figlia della Notte.
- È un gatto.
- Come vuoi, mamma.
I suoi genitori non immaginavano che fosse in grado di praticare la magia, l’istinto l’aveva sempre portata a nasconderlo perfino a loro.
Con un balzo Chandra le fu in braccio.
Da diciotto anni a quella parte non l’aveva mai abbandonata, era apparsa la notte in cui nacque: notte di Luna Nuova.
Latte freddo, rilassante, rigenerante soprattutto.
Chandra scese dal suo grembo, con passo sinuoso e grazia felina si accostò alla sua ciotola fissandola con sguardo critico:
“Hai dimenticato la mia colazione…” le ricordò attraverso il legame che le univa.
“Pensavo te l’avesse data mia madre.”
“Era impegnata a rincorrermi per casa.” Un gorgoglio le salì dalla gola arricciandole i baffi bianchi.
“Ogni tanto potresti evitare tutte quelle scene…” la rimproverò bonariamente con un dito su quel muso nerissimo.
“Sai che è impossibile resistere al Canto della Luna.”
“Sì, lo so…” il latte usciva morbidamente dalla confezione creando una polla bianca nella ciotola della micia.
- Su Chandra, oggi si fa una gita nel bosco.
- Non penso che la tua gattina possa capirti, anche se devo ammettere che è davvero molto intelligente.
- Non dubitare papà, Chandra e io ci intendiamo sempre.
Un bacio sulla guancia del padre e via verso il bosco nei pressi della villetta in cui abitava.
Il sole caldo filtrava attraversi i rami del bosco creando strani giochi di luce, tanto da rendere surreale il luogo. Ad ogni passo era come muoversi in un altro mondo.
Gli animali, ignari del passaggio delle due figure, si muovevano tra gli arbusti e sui rami: ogni piccolo suono prodotto da quelle zampette rendeva evidente che il bosco fosse una creatura viva, che stesse respirando e che si muovesse impercettibilmente.
Più a monte, una fonte dava origine a un piccolo fiume e la cascata che veniva a formarsi si gettava direttamente in un laghetto nel mezzo di una radura.
Soffio di Vita, le sembrava fosse questo il nome più adatto a quel luogo, e nei suoi pensieri lo immaginava così.
Da anni con i suoi incantesimi preservava quella radura, la rendeva inaccessibile ai malintenzionati e facilitava la crescita delle giovani piante.
Era il suo ritrovo, il nascondiglio dove aveva imparato a controllare e potenziare quella parte di sé che il resto del mondo aveva deciso non esistesse.
“Ci fermiamo qua?” Chiese mentalmente la gatta.
“Come sempre… Ho voglia di riprovare i giochi d’acqua, mi sono divert…”
“L’ultima volta hai allagato tutto! Sei riuscita a bagnarmi fin dentro le ossa, strega da strapazzo!”
- Chandra non sembra molto contenta, non vorrai rischiare di annegarla nuovamente, spero.
- Ciao Doan, non essere così esagerato… è un’immortale, cosa potrebbe farle un po’ d’acqua?
- Questo è vero, ma è nel corpo di un gatto.
Scoppiarono a ridere seduti sull’erba, Doan e il suo gatto Surya erano gli unici a conoscere i loro segreti.
- Ricordi quando ci siamo conosciuti? È stato proprio in questa radura.
- Certo, eri così arrabbiata. Hai mandato Chandra a graffiarmi, piuttosto scortese da parte tua.
- Dovevo preservare questo luogo.
- Lo so.
Un lampo d’esitazione passò sul volto del ragazzo. Veloce, ma non abbastanza da non essere notato dalla sua compagna:
- È inutile che tu stia ancora a pensarci, ormai devo farlo.
- So anche questo, ma non hai mai pensato che possa esserci qualche altra soluzione?
- Sarà doloroso separarmi dalla mia famiglia e da te, ci sei sempre stato per me. Speravo che questo momento arrivasse il più tardi possibile, ma non è mai troppo il tempo che si ha a disposizione. – sorrise, quasi volesse scacciare la tristezza.
- Come lo spiegherò ai tuoi genitori? Come avrò il coraggio di guardarli negli occhi sapendo quello che stai per fare?
- Non occorrerà, ho preparato tutti gli incantesimi necessari.
“Quando me ne sarò andata anche tu mi dimenticherai” ma questo non lo disse a voce alta.
“Non trovi sia scorretto sa parte tua nascondergli questa ultima parte?” – chiese la gatta.
“È il tuo più caro amico.”
Anche attraverso quel legame telepatico la sua voce giunse rotta: “È più d’un amico, per questo non voglio che consumi la sua vita cercando di ritrovarmi.”
“Capisco.”
Il cielo era limpido, mancavano pochi minuti all’eclissi.
- Quando tutto avrà fine, vorrei che tu ti occupassi di questo luogo. Mi aiuterebbe sapere che resterà in mani fidate.
- S-sì, non preoccuparti.
Si diresse verso il menhir che stava a guardia del lago, vi poggiò la mano e il suo corpo prese a irradiare luce, prima fievole, poi sempre più intensa.
- Addio Doan, mi mancherai…
La guardò con gli occhi colmi di lacrime e nell’istante in cui raggiunse il massimo della lucentezza tutto finì, facendolo piombare nel buio più assoluto dell’incoscienza.
“Anche tu mi mancherai…”

4 commenti:

Anonimo ha detto...

*.*

complimenti e congratulazioni :)

PS. fatti viva ogni tanto :p

Luna7 ha detto...

Grazie :)

zicin ha detto...

Bello e suggestivo!!!
Hai reso magnificamente l'atmosfera magica che pervade tutto il " racconto "
Complimenti.
A presto

Luna7 ha detto...

Ok... adesso comincio ad arrossire XD